
Il 4 ottobre si festeggia in Italia la Giornata del Dono, un momento importante per sensibilizzare, dai più giovani agli adulti, dalle istituzioni pubbliche alle aziende, passando per le scuole, le carceri, le organizzazioni del Terzo settore e tutti gli altri attori della società, sulla bellezza e il ruolo fondamentale di motore ri-generativo che il dono svolge all’interno delle nostre comunità.
Il report “Noi doniamo dell’Osservatorio sul Dono”
Ma il 4 ottobre è anche, da diversi anni, l’occasione di pubblicazione da parte dell’Osservatorio sul Dono dell’Istituto Italiano della Donazione, del report “Noi doniamo” giunto alla sua quarta edizione. L’obiettivo di questo lavoro non è quello di indagare aspetti specifici legati al dono, quanto cercare di scattarne una fotografia (letto nelle sue tre componenti: dono di tempo, dono economico e dono biologico) attraverso una sintesi delle principali evidenze che emergono da una selezione di ricerche di settore. In particolare vengono messe a sistema le indagini:
- “Italiani solidali” realizzato da BVA Doxa (2.000 interviste in profondità di persone – anno di riferimento il 2020)
- “Donare 3.0” realizzato da BVA Doxa (1.000 interviste a internauti sopra tra i 18 e i 64 anni più 30 interviste qualitative individuali – anno di riferimento 2020)
- “Aspetti della vita quotidiana (AVQ)” realizzata da ISTAT (indagine multiscopo su 25.000 italiani residenti in 800 comuni – anno di riferimento il 2020)
- “Italy Giving Report” realizzata da Vita Non Profit (estrapolazione dei dati di donazione dalle dichiarazione dei redditi – anno di riferimento il 2018)
- “Censimento Permanente delle Istituzioni non profit” realizzato da ISTAT (indagine a campione triennale – anno di riferimento 2015)
- “XIX Indagine IID sull’andamento delle Raccolte fondi” realizzata dall’Istituto Italiano della Donazione (354 organizzazioni intervistate tramite questionario – anno di riferimento 2020)
- “3º monitoraggio #ildonononsiferma” realizzato dall’Istituto della Donazione (354 organizzazioni intervistate tramite questionario – anno di riferimento 2020/2021)
- “CAF World Giving Index” realizzato da CAF (1.000 interviste per Paese coinvolto – anno di riferimento 2020)
“Solidarietà, l’anticorpo contro l’indifferenza” realizzata per conto di Testamento solidale da Walden Lab (1.015 interviste a persone tra i 15 e i 75 anni – anno di riferimento 2020) - “Rappresentazione del dono nei telegiornali” realizzata dall’Osservatorio di Pavia (44.024 notizie dei principali sette telegiornali nell’edizione serale sulle emittenti televisive nazionali – periodo di riferimento luglio 2020 e giugno 2021)
- “Nel 2020 garantita in Italia l’autosufficienza per il sangue, ma calano i donatori” articolo online del Centro Nazionale sangue (anno di riferimento 2020)
- “Report 2020 – Attività annuale Rete Nazionale Trapianti” realizzato dal Centro Nazionale Trapianti (anno di riferimento 2020)
- “Report annuale 2020” realizzato da IBMDR – Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo (anno di riferimento 2020)
Quale è la fotografia del 2020?
Il 2020 è stato un anno molto particolare, trascorso con la pandemia COVID che ha sconvolto, in modo più o meno profondo, in alcuni casi rimettendone in discussioni le fondamenta, tutti gli aspetti della nostra società, dall’economia alla vita sociale. Provando a fare una sintesi delle principali evidenze riportate nel report “Noi Doniamo” emerge che:
- propensione a donare: la ricerca condotta da Walden Lab per Testamento Solidale evidenza come il 70% degli intervistati abbia fatto almeno una volta nella vita una donazione a un ETS. Se restringiamo l’arco temporale della donazione a 12 mesi, i dati sembrano mostrare una certa stabilità nel numero di donatori; per l’indagine multiscopo di ISTAT il 14,3% degli italiani, in lieve risalita rispetto il 2019, ha fatto una donazione, mentre per “Italiani Solidali” di BVA Doxa la percentuale si attesta al 18% (se si considerano i “forti donatori” – con donazioni sia a ETS che informali), al 3% (per i soli donatori a ETS) e 15% (per i donatori solo informali). Infine la ricerca di Walden Lab sopra citata, rileva una percentuale maggiore pari al 27%. A corollario di questo dato, “Italiani Solidali” registra una contrazione della fetta di popolazione che dichiara di non aver fatto nessuna donazione (neanche informale), che passa dal 55% al 64%.
- Donatori informali: nel 2020 vi è stato un forte rallentamento, come evidenziato dall’indagine “Italiani Solidali”, dei donatori informali (coloro che donano non passando tramite un’associazione, ad esempio durante la Messa, per strada con l’elemosina ecc.) che passano dal 41% del 2019 al 33%. In particolare a soffrirne maggiormente sono state le Offerte alla Messa che sono scese dal 29% dei rispondenti nel 2019 al 23% del 2020 e le donazioni in contanti a persone bisognose/elemosina (che passano dal 12% del 2019 al 9% del 2020).
- Donazioni in contanti: anche per effetto delle nuove dinamiche introdotte dall’emergenza COVID, come evidenzia l’indagine “Donare 3.0” di BVA Doxa, si può osservare un crollo dell’utilizzo del contante soprattutto tra gli internauti della fascia dei baby boomers (nati tra il 1946 e il 1964), che passa dal 49% del 2019 al 32% del 2020. Non si deve dimenticare che allo stesso tempo il 33% dei donatori informali rilevati da “Italiani Solidali” nella prevalenza dei casi avrà comunque utilizzato il contante, mostrando come l’abitudine a questo mezzo sia ancora ben lontano dall’essere sostituito da mezzi digitali.
- a chi si dona: è abbastanza prevedibile che in periodi come questo i donatori mantengano la propria attenzione al sostegno di realtà legate ai temi della salute e della ricerca (55% dei donatori, dato molto simile a quello del 2019 come osservato in “Italiani Solidali” da Doxa). Al secondo posto, con il 30% del campione, rimangono le realtà legate all’emergenza e alla protezione civile. Nella scelta dell’ETS, come evidenzia la ricerca di Testamento Solidale, i donatori mettono ai primi posti come criteri di scelta la fiducia, la sensibilità al problema e la condivisione dei progetti. Interessante sottolineare come stia diventando sempre più rilevante il criterio della vicinanza/prossimità del donatore con gli interventi.
- Quanto si dona: i donatori intervistati da “Italiani Solidali dichiarano di donare agli ETS mediamente 80€ (valore in forte crescita rispetto i 59€ di partenza nel 2015 e i 66€ del 2019), mentre l’importo per le donazioni informali si “ferma” a 36€ (valore che si riavvicina ai 35€ del 2017/2018 dopo una lieve decrescita nel 2019, ancora però lontani dai 42€ del 2015/2016). La ricerca di Testamento Solidale osserva un valore in linea: 90€ in crescita rispetto i 77€ del 2020.
- Perché non si dona a un ETS: il 24% dei donatori informali intervistati da BVA Doxa in “Italiani Solidali afferma di non fidarsi delle associazioni e degli enti. Anche tra gli internauti (“Donare 3.0 di BVA Doxa) la mancanza di fiducia è la principale causa, che però ha visto un’importante decrescita come motivazione passando dal 60% dei non donatori intervistati nel 2019 al 51% del 2020. Al secondo posto, stabile, vi è la scarsa disponibilità economica (22%). Dall’altro lato diminuiscono la causa della scarsa trasparenza e poca comunicazione (passa dal 21% del 2018 al 15% del 2020) e quella di non aver avuto occasione di donare (dal 15% del 2018 all’11% del 2020).
- Donazioni di tempo: è facile intuire che con tutte le restrizioni imposte dalla pandemia, l’attività di volontariato abbia subito un anno difficile, evidenze che emergono anche dai dati della multiscopo di ISTAT che mostra una perdita di oltre 300 mila volontari nel 2020 (da 5,2 mln a 4,8 mln) nelle associazioni di volontariato e un analogo dato nelle organizzazioni culturali e ricreative (da 4,5 mln a 4,2 mln) [non va erroneamente pensato che il numero di volontari totali in Italia sia la somma di questi due valori, ma nella maggioranza dei casi la persona svolge attività di volontariato contemporaneamente in entrambe le tipologie di enti]
- dono nei telegiornali: dai dati dell’Osservatorio di Pavia emerge un calo della presenza del dono nei telegiornali (dall’1,83% delle notizie nel 2020 all’1,22% del 2021) a causa del minore impatto emotivo dell’emergenza COVID. Interessante sottolineare come si stia tornando a preferire una narrazione mediata dai giornalisti piuttosto che attraverso una testimonianza diretta degli attori del sociale. Infine prosegue il trend di lenta crescita delle notizie che raccontano buone prassi in materia di dono e volontariato (45% delle notizie totali), rispetto il 55% di notizie che lo rappresentano come gesto d’impulso e di reazione ad avvenimenti improvvisi e drammatici.
- Nuovi attori di fundraising: le diverse rilevazioni effettuate da BVA Doxa, in momenti e con modalità differenti, sono tutte concordi nell’evidenziare come le ONP abbiano sofferto nell’attività di raccolta fondi la “concorrenza” di nuovi attori (Protezione Civile, ospedali, campagne di crowdfunding di influencer e media) che hanno stimolato quei donatori più “emergenziali” ed estemporanei che si attivano in occasione di grandi mobilitazioni per emergenze come i terremoti. In particolare in “Italiani Solidali” del 15% di chi dichiara di aver fatto una donazione per l’emergenza, il 6% afferma di non aver fatto poi altre donazioni a ETS.
- Donazioni biologiche: come riportato dal Centro Nazionale Sangue, dopo due anni di deboli miglioramenti, il 2020 ha visto il calo del 3,4% dei donatori (4% della popolazione). Per effetto delle conseguenze dirette e indirette nelle strutture sanitarie, nel 2020 sono calati del 9,3% anche i trapianti di organi e del 34,5% quelli di tessuti. Anche la rilevazione della propensione a diventare donatore (tramite il Sistema Informativo Trapianti) sembra mostrare un leggero rallentamento, passando dal 66,4% degli italiani che hanno espresso la propria volontà al momento del rinnovo della carta d’identità (modalità principali attraverso cui raccogliere la propensione) nel 2020 a 68% nel 2021. Va comunque considerato che il 47% non si espone, né in senso positivo, né in senso negativo.
- Effetti della pandemia sugli ETS: il 46% degli Enti intervistati dall’IID nella “XIX Indagine IID sull’andamento delle Raccolte fondi” afferma che i lockdown hanno influito sulla possibilità di raccogliere fondi (il periodo peggiore è stato il primo lockdown, per il 53% dei rispondenti) e il 43% prevede di chiudere il 2021 con un ulteriore calo. Anche dal punto di vista dei servizi, un quarto degli enti si è trovato costretto a sospenderli totalmente o parzialmente.
- ETS attivi nella raccolta fondi: dai dati del Censimento Permanente di ISTAT del 2015 emerge che delle oltre 359 mila istituzioni non profit, solo 72 mila (20%) hanno svolto attività di raccolta fondi (dato comunque in crescita rispetto il 2011). Quelle che hanno visto una maggiore attivazione sono stati quelle che operano nella filantropia e promozione del volontariato (+17,7 punti percentuale), nell’ambito della religione (+16,9 punti percentuale), nell’ambiente (+8 punti percentuali) e nella tutela dei diritti e attività politica (+6,4 punti percentuale). Se si vanno a vedere le voci di entrate nel bilancio, sono 116 mila gli enti che indicano entrate da contributi, offerte, donazioni e lasciti testamentari (per un totale di 4,8 miliardi di euro). Nel dettaglio, il 57% di loro hanno bilanci con meno di 30 mila euro e solo nel 19,8% superiore ai 100 mila euro.
Alcune domande di riflessione aperte
Come si può vedere, il report scatta una fotografia molto articolata sull’universo delle donazioni in Italia. La maggior parte delle indagini analizza le donazioni attraverso gli occhi, e le dichiarazioni, dei singoli donatori. Come spesso viene detto, questo è sicuramente un punto di forza, ma anche un grosso limite soprattutto perché il tema è un argomento estremamente delicato (che quindi potrebbe legarsi a distorsione legato a meccanismi di desiderabilità sociale del rispondente) e sfumato nella sua definizione (i confini su ciò che ognuno di noi considera donazione possono essere molto diversi da soggetto a soggetto).
Solo l’analisi di ISTAT sul Censimento Permanente, i cui dati però che sono ormai un po’ troppo vecchi, e la XIX Indagine IID sulle raccolte fondi, che come riportato nel report stesso non ha un campione statisticamente significativo, rovesciano il punto di osservazione partendo da dati di donazione più certi: quelli registrati direttamente dagli ETS.
In questo momento di sofferenza del mondo delle donazioni sarebbe utile per tutti noi che operiamo in questo ambito, riuscire ad entrare più in profondità cercando di capire se la causa va attribuita principalmente all’emergenza COVID oppure se ci sono altri elementi strutturali del settore, considerato che è un trend che si osserva da ben prima dello scoppio della pandemia. Facendo un parallelismo con il mondo profit, sarebbe come dire che le aziende non vendono più perché c’è la crisi economica senza accorgersi che il loro prodotti sono scadenti, non rispondono più alle attese dei consumatori oppure vi sono delle forti lacune lato marketing e pubblicità ecc.
Un altro aspetto che risulta sempre poco esplorato, è quello motivazionale: in numeri ci possono dire come si comportano, ma poco o nulla ci possono aiutare a capire il perché lo fanno e nel caso come poter adeguare le nostre strategie per accogliere meglio bisogni e aspettative dei donatori, o potenziali tali, considerando che oltre il 60% degli italiani non fa donazioni al non profit. Fermarsi alla mancanza di fiducia e/o trasparenza è un livello troppo generico, perché tutti sappiamo come la fiducia possa legarsi a una molteplicità di variabili estremamente soggettive.
E per concludere sul tema del dono e della fiducia, riportiamo una delle riflessioni della sociologa Chiara Saraceno durante l’incontro di presentazione del report in Fondazione CRC. Secondo la professoressa, dobbiamo smettere di pensare al dono come un comportamento univoco, bensì è il terminale di comportamenti, approcci, culture e dinamiche sociali molto differenti tra loro. Se continuiamo a guardarlo solo come altruismo, generosità, beneficenza, ecc. non entriamo in sintonia con gli schemi motivazionali che spingono le persone. Ed è questo anche uno dei motivi per i quali non dobbiamo fermarci a valutare l’andamento delle donazioni partendo solo dal dato economico, essendo questo solo il fatto finale che non tiene conto della filiera che lo ha generato.
La ricerca è scaricabile dal sito dell’Osservatorio sul Dono.
Articolo a cura del Tavolo ASSIF sulla Ricerca