notizie
Notizie di ASSIF

Fundraising in Italia: EFA intervista Nicola Bedogni e Massimo Coen Cagli

 

Cosa sta cambiando nel fundriasing in Italia e perché?

[Nicola Bedogni] Senza dubbi, il Terzo Settore e il fundraising in particolare stanno continuando a crescere. Ciò è particolarmente vero quando si tratta di cause culturali e questo è probabilmente motivato da due fattori: l’introduzione dell’Art Bonus, che offre un credito d’imposta per coloro che donano a organizzazioni culturali come musei, siti archeologici e teatri, e il fatto che l’arte sia riconosciuta in Italia come fattore di sviluppo economico.

A livello legislativo, la Riforma del Terzo Settore è in uno stato avanzato e ciò ha avuto un ruolo significativo nella crescita e nello sviluppo del settore. Per la prima volta la raccolta fondi è ora riconosciuta formalmente (art. 7 d.lgs. 117/2017). Tenendo presente che stiamo rilevando alcuni segnali di perdita di fiducia, questa importante novità normativa invia un messaggio cruciale: da un lato legittimando la richiesta di sostegno da parte delle organizzazioni e dall’altro incoraggiando il pubblico a fornire il proprio supporto.

[Massimo Coen Cagli] Per quanto riguarda la professione, ora in Italia ci sono molti più fundraiser preparati rispetto al passato. Stiamo anche assistendo ad un incremento delle ONP che investono nelle risorse umane e che sviluppano strategie di raccolta fondi a lungo termine. E come ASSIF, abbiamo lavorato per costruire la nostra infrastruttura per fornire ancora più supporto alle organizzazioni e ai fundraiser.

 

Questo che ripercussioni ha sul modo di sollecitare le donazioni da parte delle organizzazioni non profit?

[Bedogni] Il fundraising in Italia è ancora caratterizzato da alcuni aspetti tipici della cultura sociale italiana. Per noi, il passaparola è un fattore potente, che spesso porta a un approccio più informale, ma profondamente personalizzato.

Ora stiamo assistendo anche a uno spostamento verso i canali digitali, che stanno diventando sempre più importanti per le organizzazioni non profit italiane. Allo stesso tempo, alcuni strumenti di mass-marketing stanno diventando meno efficaci di una volta, in particolare l’SMS solidale e il face-to-face, probabilmente a causa dell’uso di strategie che potrebbero essere percepite dai destinatari come maggiormente aggressive.

 

Accennavate ad una perdita di fiducia, cosa è successo e come vengono percepite attualmente le ONP?

[Coen Cagli] Siamo nel bel mezzo di un cambiamento significativo nella percezione pubblica delle organizzazioni non profit, influenzato da tre fattori chiave. Il primo riguarda una sfiducia generalizzata rispetto all’utilizzo dei fondi raccolti tramite il fundraising da parte delle organizzazioni. Lo scorso anno, una ricerca (Fondazione del volontariato 2017) ha mostrato che più della metà – il 52% – di persone ritiene che i fondi vengano usati raramente per le attività dichiarate dall’organizzazione, mentre un ulteriore 16% pensa che non lo siano mai. Rispetto questo clima di sfiducia, si sono aggiunte una serie di polemiche politiche e altri scandali che hanno colpito alcune ONG e cooperative sociali negli ultimi anni.

Anche la fiducia è stata pesantemente colpita dalla crisi dei migranti. L’afflusso massiccio in Italia, la posizione del nuovo governo e le proposte di Soros secondo cui l’UE dovrebbe risarcire l’Italia a causa di questa migrazione, stanno tutte contribuendo a generare molti fraintendimenti e una generale sfiducia nei confronti delle ONG. Le persone che non sono d’accordo con i flussi migratori verso il nostro Paese possono considerare le ONG come i ‘cattivi ragazzi’ che favoriscono questo fenomeno. Inoltre, il pubblico non fa distinzione tra le ONG e le altre tipologie di organizzazioni non profit, estendendo la mancanza di fiducia all’intero Terzo Settore. 

In terzo luogo, la mancanza di fiducia dipende in parte anche dalla mancanza di responsabilità e trasparenza di alcune organizzazioni. Giustamente, i donatori stanno richiedendo sempre più alle organizzazioni di rendicontare in modo puntuale l’utilizzo dei soldi ricevuti in donazione e l’impatto che questi generano. Molte organizzazioni non sono ancora in grado di fornire questo livello di rendicontazione, e questa mancanza alimenta sentimenti di sfiducia del pubblico, rafforzando ulteriormente l’insieme di percezioni negative.

 

Questo che impatto ha sulle piccole organizzazioni locali?

[Bedogni] Le piccole organizzazioni, come ovunque, lottano ancora per attirare i finanziamenti di cui hanno bisogno non solo per realizzare la loro missione, ma anche per crescere e svilupparsi. L’88% delle organizzazioni non profit in Italia è costituito da piccoli enti basati sulla propria comunità, ma la mancanza di investimenti pubblici nello straordinario panorama sociale che abbiamo in Italia significa che possono contare su un supporto limitato. 

Le organizzazioni più grandi beneficiano naturalmente di profili più importanti e maggiori risorse, il che le aiuta ad attrarre finanziamenti e sostegno, che si trasformano a loro volta in budget più importanti e una maggiore capacità di investimento.

Tuttavia, anche le organizzazioni più piccole hanno spesso un vantaggio rispetto a quelle più grandi. Si trovano ad avere una base di sostenitori più piccola e una maggiore competizione nel fundraising, ma allo stesso tempo possono contare su donatori radicati sul territorio. Questo può rendere più facile la personalizzazione dell’approccio nei loro confronti e questa connessione più stretta spesso genera un maggior senso di coinvolgimento rispetto l’ente e favorisce la creazione di relazioni basate su una maggiore fedeltà e comprensione. Tutto ciò aiuta le piccole organizzazioni a fronteggiare questo clima di sfiducia.

 

In che modo le organizzazioni non profit possono meglio orientarsi in un mercato in evoluzione quando si tratta di raccogliere fondi?

[Coen Cagli] Le persone spesso dicono che l’Italia non è un paese generoso, ma in effetti vediamo un’enorme opportunità di crescita nella raccolta di fondi. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, il settore dovrà apportare alcune modifiche. Le ONP dovranno investire in formazione per migliorare le tecniche di raccolta fondi e la professionalità, contribuendo a riguadagnare la fiducia del pubblico.

Vi è anche una reale necessità di concentrarsi maggiormente sulle donazioni individuali e la costruzione di forti relazioni di sostegno. I livelli di attrito sono spesso alti in Italia, alimentati dai crescenti livelli di sfiducia pubblica, ma il sostegno pubblico è vitale per la sopravvivenza di ogni organizzazioni non profit e, con pochi fondi governativi disponibili, la donazione individuale acquisisce un’importanza crescente. Anche la donazione da parte delle imprese è importante e, come nel caso delle donazioni individuali, ciò che è necessario è un maggiore investimento nello sviluppo di relazioni e partnership forti.

Ultimo ma non meno importante, il digitale sta diventando sempre più importante, quindi le organizzazioni devono concentrarsi maggiormente sullo sviluppo della propria presenza online e sulle competenze digitali, se vogliono beneficiare delle numerose opportunità che il web può offrire. Nonostante molte organizzazioni non profit utilizzino già il digitale, vi è da parte di molteplici realtà ancora una mancanza di comprensione sia del potenziale del digitale sia delle sue problematicità. Un grosso ostacolo è anche la mancanza di competenze interne per poterlo sfruttare al meglio.

 

In che modo ASSIF supporta il Terzo Settore in questo periodo di cambiamento?

[Bedogni] ASSIF ha lavorato a lungo per sostenere la crescita della professione dei fundraiser, per costruire standard e per migliorare il più ampio clima di fundraising. Ma di recente abbiamo sviluppato un piano strategico dettagliato che divide il nostro approccio in 10 aree chiave. Queste passano attraverso la crescita della base associativa e l’offerta di maggiori opportunità di formazione, dalla realizzazione di ricerche – come il nostro recente questionario online, che è stato il primo per noi – allo sviluppo di risorse per arrivare ad una maggiore capacità di rappresentare le istanze del Terzo Settore attraverso attività di advocacy e di lobby.

Stiamo lavorando per avere una visione maggiormente internazionale del fundraising ma allo stesso tempo stiamo sviluppando la comunicazione, i gruppi locali, gli eventi e la sostenibilità economica attraverso sponsorizzazioni e attività di raccolta fondi. Questo ci consentirà di aiutare le ONP ad affrontare in modo più sistematico tutte queste sfide.

 

Condividi

Potrebbe interessarti anche