Approfondimenti utili per coloro che praticano la professione o vorrebbero scoprire le opportunità del Fundraising .
“A tu per tu con il socio ASSIF”
Dietro ad ogni socio ASSIF, c’è un fundraiser con tante storie da raccontare.
Oggi vi presentiamo Valentina De Luca, referente di ASSIF Marche che da volontaria di una Onp si è appassionata al fundraising tanto da trasformarlo nella sua profesisone.
1. La professione di fundraiser, una scelta o un caso?
Per caso mi sono appassionata al lavoro del fundraiser quando ho iniziato a svolge attività di volontariato, durante l’ultimo anno di università, in una non profit a Perugia. Mai avrei pensato che nella mia vita sarei riuscita a tirare fuori quella determinazione e intraprendenza che sentivo di avere dentro di me. Ero una semplice volontaria, impegnata nella raccolta fondi attraverso la pratica del face to face. Per me era un mondo nuovo, ma che mi entusiasmava e incuriosiva tanto. Una delle parole ricorrenti nelle mie giornate di volontariato era “GRAZIE”, dai volontari, persone che condividevano con me del tempo per aiutare i beneficiari dell’organizzazione, dalle persone che nè usufruivano del servizio, e poi, il “grazie” detto dai donatori; quelle persone straordinarie che non smettevano di ringraziarmi perché ero il ponte tra loro e i beneficiari. È iniziata così la mia storia d’amore per il fundraising
2. Quali sono secondo te le skills più richieste nella professione di fundraiser?
L’indole di un fundraiser deve essere la determinazione, deve avere la capacità di programmare e pianificare le attività di raccolta fondi nella propria organizzazione, tenendo conto di tutte le problematiche che si possono incontrare. Il lavoro di un fundraiser è faticoso come scalare una montagna, ma quando si arriva in cima ti godi il panorama e non si pensa più a tutta la fatica fatta per arrivarci.
3. Quando sei entrato in contatto con Assif per la prima volta e cosa vuol dire per te far parte dell’Associazione Italiana Fundraiser?
Per i fundraiser è fondamentale il confronto e la condivisione di buone pratiche. Assif per me è sinonimo di famiglia, quella famiglia fatta di tanti professionisti con la passione per il proprio lavoro e la voglia di condividere e sperimentare. Sono socia Assif da circa 3 anni, per me è un punto di riferimento costante, grazie ad Assif continuo ad aggiornarmi, confrontarmi con i colleghi e crescere professionalmente in questo lavoro.
4. Che consigli daresti ad un giovane che vorrebbe intraprendere la carriera del fundraising?
Non lasciarti intimorire da chi dice che questo è un lavoro faticoso e in parte anche difficile, perché il lavoro del fundraiser è il lavoro più bello del mondo. Sì, bisogna studiare tanto, aggiornarsi continuamente, affrontare sfide che mai avresti pensato di affrontare, ma il bello di essere un fundraiser è proprio questo, scoprire ogni giorno una qualità diversa del tuo carattere, scoprire di essere più forte e di non aver paura. Ecco, non aver paura di sperimentare, di chiedere, di provare a fare, il fundraising è un continuo test. Il mio consiglio più grande è quello di non aver paura di sbagliare, tutti sbagliamo qualcosa nella vita, ma lo sbaglio più grande è quello di non provare a fare qualcosa che si vorrebbe fare.
5. Dove porteresti a cena un major donor?
Lo porterei a cena con i beneficiari dell’organizzazione, non esiste cosa più bella che far sentire il donatore in famiglia.
6. Dì una cosa nel dialetto della tua regione a tutti i fundraiser?
Il sangue che scorre nelle vene è salentino, quindi “Cu tuttu lu core”, cioè “ con tutto il cuore”, che è il modo in cui svolgo il mio lavoro ogni giorno.
7. A causa dell’emergenza corona virus, stiamo vivendo un momento di grande cambiamento e ri-progettazione del nostro lavoro di fundraiser. Tu come la stai vivendo, cosa è cambiato e cosa consiglieresti di fare ad un giovane collega che magari non ha mai affrontato “il piano B”?
Come dicevo prima, l’indole del fundraiser deve anche essere quella di saper pianificare le sue strategie tenendo conto di tutti i possibili intoppi, certo, una pandemia nessuno l’aveva preventivata. Importante è non fermarsi, rimodulare le attività e continuare a chiedere, a comunicare come ci si è dovuti re-inventare e come questa emergenza ha cambiato tutte le strategie di raccolta fondi. Questo è ciò che ho dovuto fare con la cooperativa sociale per cui lavoro, non ci siamo fermati, adesso stiamo ripartendo con nuovi progetti, adeguandoli al periodo storico che stiamo vivendo.
A cura di Eleonora Mancinotti, socia ASSIF
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