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A tu per tu con i soci ASSIF

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“A tu per tu con il socio ASSIF” 

Dietro ad ogni socio ASSIF, c’è un fundraiser con tante storie da raccontare. Le interviste che proporremo vi sveleranno qualcosa di più sui nostri soci e sul mondo ASSIF. Coincidenze, amicizie, simpatici aneddoti dal passato e i benefici di far parte dell’ASSIF, l’Associazione Italiana Fundraiser: questo e molto altro nella nuova rubrica “A tu per tu con il socio Assif”.

Stavolta è il turno di Michela Gaffo, referente del Gruppo Territoriale Liguria che dai suoi 17 anni di esperienza definisce i fundraisers “elementi chiave nella crescita del Terzo Settore italiano” e consiglia…occhio al multitasking!

1. La professione di fundraiser, una scelta o un caso?

Mi sono avvicinata a questa professione per caso: l’agenzia pubblicitaria in cui lavoravo a inizio carriera aveva come cliente una grande ONP, per la quale gestiva una capital campaign piuttosto importante. Da lì il colpo di fulmine, e la decisione di studiare ed approfondire, le tecniche di raccolta fondi e in generale il mondo del non profit. Diciassette anni fa ho iniziato a lavorare come fundraiser, e non ho più smesso!

2. Quali sono secondo te le skills più richieste nella professione di fundraiser?

Si tratta di una professione molto complessa, che non ha una naturale corrispondenza nel mondo profit. Riunisce in sé competenze molto variegate: tecniche, relazionali, organizzative e molto altro. Se dovessi fare una “top 3” delle skills fondamentali per un fundraiser nel 2019 direi: capacità di analisi dello scenario economico (interno ed esterno) e di proiezione; organizzazione (perché senza queste anche la miglior strategia di raccolta fondi resta sulla carta); competenze tecniche di marketing. Senza dimenticare le soft skills: empatia, flessibilità, curiosità.

3. Quando sei entrato in contatto con Assif per la prima volta e cosa vuol dire per te far parte dell’Associazione Italiana Fundraiser?

Conosco Assif da diversi anni, ma sono diventata socia nel 2015: ho avuto bisogno di un po’ di tempo per capire che il mio non era solo un lavoro “impiegatizio” (ho lavorato per molti anni all’interno di una grande organizzazione), ma una vera e propria professione. Come tale, ho capito che un’organizzazione come Assif è fondamentale per farla crescere e fornirle nuova linfa e autorevolezza nei confronti dell’opinione pubblica, delle istituzioni, delle stesse organizzazioni non profit. Networking, formazione, confronto e lobbying sono gli strumenti giusti per far emergere il ruolo dei fundraisers in quanto professionisti solidi, competenti e di fatto degli elementi chiave nella crescita del Terzo Settore italiano.

4. Che consigli daresti ad un giovane che vorrebbe intraprendere la carriera del fundraising?

Studiare, tanto, di più. Fare esperienze quanto prima possibile, in ruoli diversi, in organizzazioni diverse. Continuare a studiare. Confrontarsi costantemente con i colleghi e trarre il meglio da settori diversi del non profit. Ampliare gli orizzonti, essere curiosi e umili. C’è sempre qualcuno da cui si può imparare qualcosa, sia che si faccia questo mestiere da 3 mesi o da 30 anni.

5. Dove porteresti a cena un major donor?

Lo porterei in un luogo in cui possa trovare la bellezza che riempie il mondo: una vigna al tramonto, un museo in cui è esposto un pezzo unico, un ristorante che nasce e cresce in una periferia degradata. Cosa meglio di questo per renderlo consapevole e felice del contributo che può offrire?

6. Dì una cosa nel dialetto della tua regione a tutti i fundraisers?

Per noi che siamo i campioni del multitasking, un invito a focalizzarci per rendere al meglio: sciûsciâ e sciorbî no se pêu!

Lascio a voi la traduzione.

MG fotoseria

 A cura di Eleonora Mancinotti, socia ASSIF

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