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A tu per tu

A tu per tu con i soci ASSIF

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“A tu per tu con il socio ASSIF” 

 Dietro ad ogni socio ASSIF, c’è un fundraiser con tante storie da raccontare. Pensate quando i fundraiser sono due!

Francesca Tartarini e Stefano Cignitti sono stati eletti recentemente referenti di ASSIF Lazio, uno dei gruppi regionali più grandi per numero di soci ASSIF – Associazione Italiana Fundraiser e per la presenza di Onp sul territorio. La sfida è grande ma loro sono molto preparati! 

1. La professione di fundraiser, una scelta o un caso?

Francesca: Sicuramente una scelta. Ho lavorato in pubblicità per diversi anni ed ho scoperto il mondo del fundraising quando ho avuto l’opportunità di collaborare con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù allo sviluppo di alcune campagne di raccolta fondi. Da lì, ho visto la possibilità di realizzare il mio sogno di impegnarmi per il sociale senza perdere tutti gli aspetti positivi legati al mio lavoro e ho deciso di fare del fundraising la mia professione. Venendo dal profit, è stato naturale iniziare con il corporate fundraising, per poi specializzarmi nei lasciti testamentari e nei major donors.

Stefano: Un po’ un caso, un po’ una scelta. Ho una carissima amica che prima si occupava di fundraising per una cooperativa sociale e quando mi parlava del lavoro che faceva, delle attività che organizzava, ne rimanevo affascinato ed alla fine, mi sono accorto mi piaceva. Ho deciso quindi di saperne un po’ di più ed ho cominciato a cercare corsi di formazione…..e il primo approccio con il fundraising è stato un workshop sul database!

2. Quali sono secondo te le skills più richieste nella professione di fundraiser?

Francesca: Il fundraiser è una figura professionale interessante che deve unire competenze di marketing e comunicazione a una serie di qualità imprescindibili, come la passione per la causa, il senso di appartenenza all’organizzazione, l’empatia, l’onestà, l’eticità, unite a delle ottime capacità comunicative e all’attitudine a lavorare per obiettivi. Quello che si richiede è competenza e proattività, desiderio di imparare e consapevolezza della rilevanza che può avere il fundraiser nel rappresentare e dare voce all’associazione.

Stefano: Diverse sono le abilità richieste ad un fundraiser, secondo me quelle più richieste potrebbero essere:

    • Passione, che serve per svolgere questa professione affascinante, ed allo stesso tempo complicata;
    • Caparbietà, quella giusta ostinazione per non farsi scoraggiare dopo qualche battuta di arresto;
    • Creatività, innovare e rinnovarsi in un mondo in continua evoluzione;
    • Intelligenza emotiva, per comprendere i sentimenti e le emozioni degli altri, in questo caso sia dei donatori, sia dei beneficiari delle nostre attività;
    • Proattività, prendere qualche iniziativa in più rispetto a quanto richiesto;
    • Capacità di pianificare e programmare.

3. Quando sei entrato in contatto con Assif per la prima volta e cosa vuol dire per te far parte dell’Associazione Italiana Fundraiser?

Francesca: Sono entrata in Assif circa dieci anni fa, praticamente all’inizio del mio percorso come fundraiser. Negli ultimi tempi, ho assistito a una grande crescita dell’associazione, di pari passo con quella della nostra professione, e io stessa ho deciso di partecipare in maniera più attiva. Assif ha il gran pregio di offrire una visuale molto ampia del mondo non profit, perché riunisce le diverse professionalità all’interno del fundraising e tante realtà, dalle ONG internazionali alle piccole associazioni. E’ una rete indispensabile dove poter trovare opportunità di confronto e anche relazioni personali molto belle con chi condivide la tua scelta di vita. 

Stefano: Ho cominciato a sentir parlare di Assif quando ho cominciato a frequentare i diversi corsi di formazione, quando ho cominciato a seguire le diverse pagine e gruppi di fundraiser. E nel 2017, grazie alla nostra Rosalba Pastena, mi sono iscritto. Per me, far parte di Assif è molto importante. Lavorando in un’organizzazione di medie dimensioni, ma piccola rispetto al fundraising, ho trovato la “mia casa”, un luogo dove trovare amici e professionisti con cui confrontarmi, da cui imparare sempre e crescere professionalmente. E grazie ad Assif ho conosciuto anche il fantastico gruppo del Wineraising!

4. Che consigli daresti ad un giovane che vorrebbe intraprendere la carriera del fundraising?

Francesca: Il mio consiglio è di capire quali sono le nuove tendenze della raccolta fondi e di indirizzarsi verso quelle realtà, non necessariamente di grandi dimensioni, che offrono le maggiori possibilità di crescita in tal senso, meglio ancora se internazionali. Assolutamente consiglio di entrare in Assif, per entrare in contatto con altri fundraiser e sfruttare tutti i vantaggi del network.

Stefano: Prima di tutto di iscriversi ad Assif! Poi di studiare, formarsi, aggiornarsi sempre e confrontarsi continuamente con gli altri professionisti.

5. Dove porteresti a cena un major donor?

Francesca: In genere non do mi per scontato un invito a pranzo o a cena e lascio la scelta al major donor. Può succedere che debba essere io a proporre un invito in particolari occasioni, come quello di un viaggio in un’altra città o l’incontro con una persona chiave dell’associazione. In quel caso, mi preoccupo di trovare una soluzione con cui penso che quel donatore possa trovarsi a suo agio, piacevole ma non eccessiva.

Stefano: Sicuramente lo porterei in un’enoteca. Lo guiderei attraverso la degustazione di diversi vini, dai grandi bianchi ai rossi importanti. Raccontando il lavoro, la cura ,la passione che c’è dietro ogni bottiglia di vino, gli racconterei quanto lavoro, passione e cura c’è nelle attività per i beneficiari dei nostri servizi e quanto sia importante e fondamentale il suo contributo per rendere perfetto l’abbinamento donazione-impatto sui beneficiari.

6. A causa dell’emergenza Corona virus, abbiamo affrontato nuove sfide e grandi cambiamenti dal punto di vista professionale. Quali difficoltà hai riscontrato lavorando con le organizzazione del non profit e come hai affrontato questo periodo?

Francesca: mi occupo di malattie rare e, come per tutti, la sfida più grande per la mia associazione è stata quella di convertirsi rapidamente al digitale, pur non essendo strutturata. Paradossalmente, la straordinarietà di questa situazione ci ha spinto ad acquisire velocemente delle competenze su cui non avremmo investito altrimenti così tanto tempo e risorse. Questo cambio di rotta sta dando dei risultati positivi in termini di visibilità e di coinvolgimento dei donatori. 

Stefano: Il periodo di lockdown è stato molto complicato per noi, rispetto al fundraising. La parte più consistente dei nostri donatori sono abituati ad attività “in presenza”, serate a teatro, partecipazione ad eventi ed altre attività che comunque prevedono un contatto diretto con noi. Siamo stati colti impreparati per passare ad attività digitali e online. Migliorare su questo fronte è la sfida che mi aspetta in questi mesi.

7. Dì una cosa nel dialetto della tua regione a tutti i fundraiser?

La risposta è simile: Daje e daje pure li piccioni se fanno quaie.

Prova e riprova anche i piccioni possono diventare quaglie. In poche parole, il messaggio è di non arrendersi mai…e si torna alla caparbietà di cui sopra.

Francesca Tartarini

 

Stefano Cignitti

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